“Stella Maris”: un murale dedicato ad Alessandro Leogrande

La città di Bari negli ultimi anni si sta distinguendo per una crescente sensibilizzazione verso la preservazione e la valorizzazione degli spazi urbani operata da molteplici associazioni della città, che si propongono in questo modo di combattere il degrado.

È in quest’ottica che il Centro Provinciale Istruzione Adulti di Bari (CPIA 1 Bari) ha formulato un progetto PON dal titolo “Un murale per il CPIA”. Come risultato di questo PON, a febbraio 2023 la scuola ha dato il via ai lavori che hanno permesso la riproduzione della mia opera “Stella Maris” su uno dei muri di Via Duca degli Abruzzi.

Video realizzato da Monica Fornelli per il CPIA1 Bari

Il murale dal titolo “Stella Maris” è una rivisitazione dell’opera originale omonima (che è possibile vedere cliccando su questo link), una tela del 2021 che fa parte di un mio progetto artistico cominciato qualche anno fa con l’obiettivo di parlare di diritti umani, di migrazione e della crisi umanitaria dei nostri giorni attraverso l’arte. Il mio impegno per questo progetto è quello di produrre una serie di dipinti sulla migrazione da esporre ovunque si possa interagire attivamente con il pubblico, allo scopo di aprire un dialogo costruttivo con la comunità.

Le opere di questa serie sono state esposte sinora negli Stati Uniti; in particolare, ho avuto modo di presentarle in un evento dell’Italian Club della University of Kansas (KU) e in una mostra/presentazione all’Università del North Carolina (UNC). 

Alessandro Leogrande, un anno dopo, il suo mondo rivive nelle scuole - la  Repubblica
Alessandro Leogrande. Foto de La Repubblica. All Rights are Reserved.

Il CPIA1 Bari è una scuola i cui corsisti sono sia italiani che stranieri. “Stella Maris”, dunque, è stata scelta proprio per incarnare questa identità multiculturale, multietnica e multireligiosa della scuola, oltre che come omaggio ad Alessandro Leogrande, il giornalista tarantino scomparso nel 2017 che ha dedicato la sua carriera alla difesa degli ultimi nei più diversi contesti: dalla mafia al caporalato, dallo sfruttamento degli immigrati ai confini e ai desaparecidos in Argentina. In sostanza, alla difesa dei diritti umani, ovunque ci sia stato un sopruso.

Il PON è stato dunque indirizzato prima di tutto ai corsisti della scuola, rendendoli protagonisti assoluti di questo percorso; il mio compito di artista è stato quello di guidarli nella realizzazione della mia opera sul muro.

Questo murale è quindi frutto innanzitutto dell’entusiasmo e della dedizione degli studenti del CPIA1 e dei volontari coinvolti, che con pennelli, colori e tanta pazienza hanno intrapreso insieme a me questo meraviglioso viaggio.

Lavorare con loro è stata per me un’esperienza gioiosa e ricca dal punto di vista sia umano che artistico.

E altrettanto gratificante è stato ricevere il supporto della comunità locale, la quale ha partecipato in vari modi sia alla nascita del murale che alla vita della scuola.

Accadono infatti cose belle mentre lavoriamo al murale “Stella Maris” con i corsisti del CPIA1 e i volontari: la gente si ferma e ci comunica supporto ed entusiasmo per quello che stiamo facendo; gruppi di liceali ci fanno domande e scattano foto per delle ricerche di educazione civica; fotografi ci vengono a trovare per catturare immagini mentre lavoriamo; si fermano i curiosi, spuntano giornalisti. I bambini si inchiodano ad osservare: con gli occhi spalancati per lo stupore e le labbra aperte in un sorriso, costringono gli adulti che li tengono per mano a sospendere il tempo per partecipare. Gli anziani ci invitano a continuare, ad allargarci, magari dipingendo tutta la città! E sarebbe bello, se fosse possibile! Altri ancora condividono con noi il proprio punto di vista sul tema espresso dall’opera, aprendo così un dialogo su questioni importanti della nostra società odierna.

Proprio così: la strada è luogo di incontro e scambio per eccellenza, e non solo con la comunità locale. Anche noi che lavoriamo tra colori e pennelli, vestiti di tute bianche come gli astronauti, tutti di nazionalità diversa, ognuno con la propria storia, stringiamo amicizie e opinioni, arricchendoci a vicenda.

Le foto in alto sono di Michele Petrelli. All Rights are Reserved.

Credo fermamente che l’arte abbia il dovere di farsi portatrice di messaggi importanti, di catalizzare la riflessione e di promuovere lo scambio autentico: una riflessione ed uno scambio che avvengono non solo su un piano razionale, ma soprattutto su quello emotivo. Soltanto così ci si da l’opportunità di abbattere i muri che ci dividono per sentirci uniti, parte della stessa umanità.

L’arte ha un potere immenso: quello di comunicare, attraverso il non discorsivo, tutto ciò che non può essere spiegato a parole. E riesce a farlo perché tocca delle corde sensibili che fanno risuonare l’animo umano portandolo alla giusta frequenza. L’arte ci “accorda” quando siamo fuori tono, ci mette in armonia con la collettività. È capace di scardinare questioni importanti, aprire dibattiti. E proprio per questo essa può, e anzi deve, caricarsi di forti messaggi sociali, umani, politici

Negli ultimi decenni, la street art è a mio parere la modalità di fare arte che sempre più spesso assume questo ruolo, comunicando messaggi che difficilmente vengono espressi nelle opere esposte nei contesti più tradizionali. E’ proprio quello che sta facendo, per esempio, anche l’associazione Retake Bari, che ha permesso la realizzazione di molte delle opere dipinte sul muro di via Duca degli Abruzzi. Queste opere, oltre a riqualificare la città, rimandano infatti a valori e tematiche che pervadono il dibattito sociale dei nostri tempi.

Troviamo infatti, una dopo l’altra, un’opera dedicata a Pier Paolo Pasolini, una serie dedicata a Gino Strada e al lavoro di Emergency, un’altra raffigurante Raffaella Carrà e a sostegno della comunità LGBTQ+. E molto altro ancora. Un grande interesse e un grande sostegno da parte della comunità barese ruota intorno a tutte queste opere, che vengono vissute dai cittadini come una luce nel grigio dell’asfalto, e come un’alternativa al vandalismo e all’abbrutimento.

E’ proprio vero: la bellezza può offrire alternative e nuove visioni. La gente di Bari passeggia lungo il muro, e riscalda il cuore vederla rallentare il passo, prendendosi una pausa dai mille impegni quotidiani, per fermarsi ad osservare le opere e sorridere, scattando foto… proprio come in un museo a cielo aperto.

Artisti all ‘opera su via Duca degli Abruzzi a Bari, dove si possono ammirare le opere realizzate da Retake bari. Photo credit: Michele Petrelli. All Rights are Reserved.

Un  dipinto su un muro è “per tutti” ed è “di tutti”.

Da qualche anno utilizzo come strumento di condivisione un blog sul mio sito Internet in cui posto i miei quadri con un articolo che ne spiega il significato. In questo modo, ho l’impressione di usare Internet un po’ come una piazza, in cui chi passa può imbattersi in alcuni temi e prendere parte a discussioni, scambiando opinioni e punti di vista. Ritengo che anche i social network possano avere un ruolo positivo in questo scambio, quando esso avviene in modo costruttivo e non tossico. Ma nulla può sostituire il luogo fisico della strada, dove ci si incontra davvero e dove veramente “succedono cose”.

È la prima volta che realizzo un murale, e la particolarità di quest’opera, per me, è proprio quella di essere esposta su un muro della città anziché in una galleria. Perché in una galleria va solo chi vuole, e di conseguenza l’esposizione diventa un evento “per pochi”. Un dipinto su un muro, invece, è “per tutti” ed è “di tutti”. L’opera “Stella Maris” che ho realizzato sul muro di via Duca degli Abruzzi con l’incredibile partecipazione dei corsisti del CPIA1 vuole farsi portatrice di messaggi che ci parlano di diritti umani e valori universali come quelli dell’accoglienza, dell’uguaglianza e della fratellanza fra i popoli. Ed è proprio la location che rende questi messaggi così chiari ed efficaci: la strada, luogo di incontro e di scambio per eccellenza.

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Sono davvero felice che il messaggio che la mia opera vuole comunicare possa essere alla portata di tutti i passanti, e allo stesso modo sono felice che questo messaggio sia reso più forte, chiaro ed eloquente dalla citazione di Alessandro Leogrande nella parte sinistra dell’opera.

Nel murale, la frase “Le frontiere non rimangono mai fisse” tratta dal libro di Leogrande “La frontiera” (Link) va a sostituire l ‘articolo 98 della Convenzione delle Nazioni Unite (“Legge del Mare- Dovere di prestare soccorso“), una legge internazionale del 1982, sottoscritta da ben 155 Stati compresa l’Italia, che nella tela originale campeggia in primo piano, scritta sulle assi di legno della barca (Vedi l’opera originale e il suo significato –Link ). 

Sono onorata di dedicare quest’opera a Leogrande, e per mezzo delle sue parole di allargare questa dedica a molti altri. Stella Maris infatti è nata su tela qualche anno fa, ma ha visto casualmente coincidere la sua fase di realizzazione sul muro con una delle tante tragedie avvenute nel mar Mediterraneo in questi ultimi anni, il naufragio di Cutro del 26 febbraio 2023.

È inevitabile per me, come artista e come membro della nostra comunità, dedicare questo lavoro a tutti coloro che attraversano il mar Mediterraneo in cerca di una terra sicura. E allo stesso tempo ricordare ad ogni passante che tutti i giorni, da decenni, avvengono tragedie come quella di Cutro nel Mar Mediterraneo. Tragedie in cui i naufraghi non affogano solo in mare, ma anche nell’oblio e nell’indifferenza.

I relitti sulla costa di Cutro rendono ancora più difficile non vedere, o girarsi dall’altra parte; ma anche quando questi relitti non arrivano ai nostri occhi e alle nostre coscienze, non si può dimenticare che ogni giorno c’è una nuova Cutro in mezzo al mar Mediterraneo.

Simbologia del murale “Stella Maris”

In alto, l’opera originale Stella Maris, a cui mi sono ispirata per il murale omonimo.
Artista: Laura Grimaldi. All Rights are Reserved.

“Ave Maris Stella”.

Stella Maris, in latino, significa stella del mare, ma è anche uno dei titoli più antichi associati alla Vergine Maria. Sembra che l’origine di questa denominazione derivi da un errore di trascrizione della parola ebraica “Miryam”,“goccia del mare”, la quale fu successivamente tradotta in “Stilla Maris”, e che venne poi riscritta come “Stella Maris”. È interessante sapere che l’appellativo “Odigitria” riferito a Maria indica “colei che conduce, che mostra la direzione”, colei che porta speranza ed è la “stella polare” che guida e protegge sia i cristiani nel loro percorso di vita, che i naviganti nella loro rotta.

Non è un caso, quindi, che “Stella Maris” sia anche uno dei nomi che vengono utilizzati per indicare la stella più luminosa della costellazione dell’Orsa Minore: la Stella Polare, per l’appunto.

Esistono molte preghiere tra i marinai delle comunità cattoliche che invocano la Stella del Mare come protezione durante le traversate. Una tra le più conosciute è il canto “Ave Maris Stella”, da cui ho estratto il verso riportato ai lati delle figure: “Ave Maris Stella, Iter para Tutum” (“Salve Stella del Mare, Proteggi il nostro cammino”). (Fonte: link)

Nell’opera, ho dunque rappresentato simboli di protezione e di guida appartenenti alle tre principali religioni monoteistiche dell’area mediterranea. La stella a otto punte, simbolo cristiano, e la mano con le dita rivolte verso l’alto, simbolo islamico (conosciuto come mano di Fatima) ma anche ebraico (conosciuto come mano di Miriam).

La stella e la mano sono fusi insieme a creare una specie di “amuleto” unico che vuole comunicare l’universalità dell’amore di Dio verso tutti i suoi figli.

Le simbologie religiose, fuse insieme, rappresentano l’annullamento delle differenze particolari derivanti dall’etnia, dalla nazionalità, dal credo religioso, in nome della laicità dei valori universali scritti nel cuore dell’umanità.

Questo potente “amuleto” si erge a protezione dei tre migranti in basso, le cui figure si intrecciano, a livello iconografico ma anche narrativo, con quelle della Sacra Famiglia.

In particolare, i personaggi (che si stagliano su uno sfondo a mosaico caratteristico dell’arte sacra di varie epoche) sono avvolti da coperte termiche dal tipico colore oro, che rimandano alle immagini sacre dell’iconografia cristiana.

A livello contenutistico, invece, la scena si ispira liberamente ad un evento della vita del Cristo riportato nel Vangelo di Matteo: la fuga in Egitto.

Secondo Matteo, Giuseppe e Maria, insieme al piccolo Gesù, si trovano infatti costretti a fuggire da una repressione sanguinaria, la “strage degli innocenti” ordinata dal re Erode, migrando temporaneamente in Egitto.

Pensiamo un po’ alla vita del Cristo: la sua condizione di povertà, la fuga dalla persecuzione, l’esilio, la tortura… Non è la sua vita una grandiosa metafora sociale? Una metafora sociale perfetta per spiegare ciò che oggi riempie le pagine dei nostri giornali.

Laura Grimaldi

Ringraziamenti

Ringrazio la dirigente scolastica della scuola CPIA1 Bari, Laura Redavid, per la collaborazione e la disponibilità.

Ringrazio gli studenti del CPIA1 Bari che hanno partecipato a tutte le fasi di realizzazione del murale, non solo con pennelli e colori ma con tutto il loro cuore. Senza di loro tutto questo non sarebbe stato possibile!

Ringrazio le profesoresse Monica Fornelli e Ilaria Sparacimino per aver creduto fino in fondo nell’importanza di un progetto del genere, sia per i ragazzi della scuola che per la comunità di cui facciamo parte.

Un sentito ringraziamento a tutti i volontari che con animo e corpo, insieme ai corsisti del CPIA1 Bari, hanno contribuito affinchè tutto ciò prendesse il volo. In particolare ringrazio Yegna Beltrami, Claudia Leo per il suo sapiente tocco da artista, e Massimiliano Cirulli per aver sostenuto ogni momento di sconforto e aver tenuto forte le redini della situazione… come sempre, d’altronde!

Ma soprattutto ringrazio tutti i cittadini baresi per averci incoraggiato e sostenuto. Per averci fatto i complimenti e ricordato quanto azioni di questo genere siano importanti: abbiamo visto che nel mondo non c’è solo indifferenza, ma tanta partecipazione, empatia, umanità. Noi ci siamo, e anche voi ci siete. Lo abbiamo visto chiaramente.

Questo lavoro è la dimostrazione che da soli si possono avere idee grandiose. Ma soltanto insieme si può arrivare più lontano di qualto un singolo individuo non possa fare.

Lo dice anche un antico proverbio afgano: “Qatra qatra darya maisha“.”Goccia dopo goccia, si forma un fiume“.

Siamo noi quelle gocce, e insieme siamo onde di questo mare.

Bio

Laura Grimaldi è nata a Bari nel 1982. Ha vissuto 12 anni a Roma, dove si è laureata in scenografia all’Accademia di Belle Arti, e ha lavorato come scenografa e marionettista per il Teatro delle Marionette degli Accettella di Roma. All’ età di 32 anni si trasferisce negli Stati Uniti, dove vive per quasi 9 anni e dove lavora come marionettista, scultrice, pittrice e performer principalmente per la compagnia teatrale Paperhand Puppet Intervention (North Carolina).

Ha esposto i suoi dipinti in diverse occasioni: in particolare, ha collaborato con il collettivo di artisti Orange County Artists Guild in North Carolina, USA. 

Negli Stati Uniti nasce il suo progetto artistico sulla migrazione e i diritti umani, ed espone questi temi attraverso la sua arte all ‘Università del North Carolina (UNC University) e a Kansas University per un evento dell’ Italian Club.

Ha un blog sul suo sito (dicui questo articolo ne è parte) dove espone le sue opere sulla migrazione con articoli, racconti, e poesie sul tema, e a cui ci si può iscrivere gratuitamente per ricevere aggiornamenti tramite email: Subscribe! Yalla!

Vedi anche: l’opera originale Stella Maris: proteggi il nostro cammino (foto qui in basso)

Stella Maris, acrylic on canvas. Artist: Laura Grimaldi. All Rights are Reserved.

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